venerdì 4 maggio 2012

Velocità ...


Recupero del tempo perduto


La società contemporanea ruba il nostro tempo, e conseguentemente l'essere umano percepisce un'intima mancanza. 
La durata di una giornata è di ventiquattro ore, di cui otto si esauriscono nel sonno. Delle sedici ore effettive di vita concreta, la metà vengono spese nell'attività scolastica (frequentazione delle lezioni e studio delle materie) o in quella lavorativa, oppure in entrambe. Sottraendo oltre un'ora necessaria agli spostamenti giornalieri, un'ora per il consumo dei pasti e un'altra ora almeno per la cura di sé e l'igiene, restano circa quattro ore in tutto di cosiddetto "tempo libero". Questo tempo è ciò che ci viene concesso per dedicarci a quelle attività che non vengono considerate fondamentali dal senso comune, ma che sono altrettanto essenziali delle precedenti per il mantenimento della salute corporea e mentale: parlo del riposo e dei passatempi, dell'attività sportiva, della coltivazione dell'amicizia e dell'amore, della compagnia familiare, della fruizione e creazione di cultura. 
Si ha sempre l'impressione di non aver tempo a sufficienza per fare tutto ciò che ci si propone di fare; per soddisfare ogni proprio desiderio. La vita è breve, si dice, come se ottant'anni non fossero abbastanza, e come se la morte, pronta a interrompere il flusso dell'esistenza, fosse a ogni momento imminente. Ciò che ne deriva è una sensazione di angoscia, e un impaziente e precipitoso isterismo della fretta che ci porta ad abbracciare la celerità frenetica. Angoscia e frenesia significano sovraccarico delle energie e malessere perenne. 
Una tale situazione invivibile può essere risolta dal singolo soltanto attraverso una migliore organizzazione delle proprie giornate, per far fuoriuscire da esse frammenti di tempo da riempire, o mediante l'attività assolutamente rilassatrice della meditazione. Eppure l'ambiente circostante, e in particolare il caotico ambiente cittadino, tornerà inesorabilmente a divorare i nostri minuti preziosi, richiamandoci alle esigenze quotidiane e ai doveri. 
L'unica soluzione durevole sembra essere allora quella che procede dall'alto, e che investe la sfera della politica: si deve incominciare a pensare di ridurre e comprimere le ore obbligatorie investite nell'attività scolastica, in particolare quella universitaria, e, soprattutto, in quella lavorativa (precisamente, i sindacati dovrebbero premere per ottenere la riduzione della giornata lavorativa dalle 8 alle 6 ore), in modo da lasciare finalmente spazio al tempo libero. Vi è, infatti, il bisogno impellente di una rivalutazione della quiete e di un ritorno alla lentezza, affinché si possa, come in un passato lontano, dilatare di nuovo il tempo vissuto.