martedì 17 aprile 2012

Allarme ...


Rifiuto del nucleare


  • Aprile 1986: disastro di Cernobyl, Ucraina.
  • Marzo 2011: disastro di Fukushima, Giappone.

I due maggiori incidenti nucleari della storia (intervallati da numerosi, seppur taciuti, incidenti minori, più o meno gravi, verificantesi ogni anno in maniera regolare nelle centrali e nei siti di stoccaggio) sono qui a insegnarci la percolosità di questo tipo di energia.
Gli Stati hanno indirizzato la propria politica energetica in direzione del nucleare, e ne hanno subito le conseguenze. Nulla, infatti, vi è di più pericoloso in natura: una esposizione prolungata ai fenomeni radioattivi ha sull'organismo effetti nefasti che vanno dall'invecchiamento precoce, correlato alla quantità di radiazioni assorbite, alle patologie tumorali, dal malfunzionamento degli apparati corporei ai danni cellulari, dalla sterilità all'emergere di malattie leucemiche, fino alle mutazioni genetiche, peraltro ereditarie, e alle malformazioni somatiche. Inoltre, le radiazioni si diffondono nei luoghi naturali, inquinando l'atmosfera, le acque e i terreni. Nonostante i passi avanti compiuti in materia di sicurezza, va compreso che le centrali nucleari, essendo gestite da uomini, permangono sempre nella possibilità di un fatale errore umano, ed essendo costruite in territori naturali, subiscono costantemente la minaccia di danneggiamenti alle strutture causati da catastrofi naturali. 
Il controllo, nel maneggiare un'energia così pericolosa, è essenziale, ma la casualità degli accadimenti non ci permette di possedere un pieno controllo delle situazioni. I rischi sulla nostra salute sono maggiori dei benefici ottenuti in termini economici ed energetici: chi potrebbe affermare il contrario? La vita nostra e dei nostri figli conta, certamente, più di qualsiasi profitto materiale, eppure la prospettiva di quest'ultimo è il motivo primario dell'aver abbracciato una politica energetica siffatta.
Ai costi biologici si aggiungono però anche quelli economici. L'energia nucleare non risulta più essere conveniente in termini di spesa, giacché per la costruzione e il mantenimento delle centrali si è costretti all'esborso di cifre esorbitanti; oltre a ciò, la loro operatività può essere mantenuta solamente per pochi decenni, in quanto i materiali che le compongono, esposti a radiazioni, alterano la propria composizione chimica perdendo col tempo caratteristiche essenziali, cosicché vi è la necessità dello smantellamento, anch'esso dispendioso. Si ha, di fatto, un investimento continuo destinato alla perdita. 
Riflettendo poi sulla rarità dell'Uranio, elemento indispensabile senza il quale la produzione di energia nucleare non può avvenire (secondo i calcoli esso si esaurirà entro trent'anni circa, e ciò fa sì che anche il prezzo di tale elemento, non rinnovabile, aumenti), e sul problema irrisolto e probabilmente irrisolvibile dello smaltimento delle scorie radioattive (la radioattività di questi scarti, altamente tossici, prodotti dalla combustione nucleare, può sussistere anche per secoli, e attualmente non si conosce alcun metodo sicuro di isolamento, tantomeno di eliminazione), si giunge a un'unica decisione ragionevole: il secco no al nucleare.
Tale tipo di energia può infatti essere sostituito dalle energie rinnovabili, ovvero idroelettrico, marino (o oceanico, o pelagico), eolico, solare, geotermico e biomasse; energie pressoché pulite, sicure e del tutto inesauribili, e questa è, difatti, la via che molti Stati d'Europa stanno finalmente intraprendendo con coscienza.

lunedì 16 aprile 2012

Physis ...


Identificazione dell'essenza del mondo


Qual è l'arché, il principio; qual è l'elemento fondamentale, la ragione ultima, l'essere in sommo grado, la sostanza prima delle cose che sono? Da una tale origine devono scaturire tutti gli enti ed esseri naturali, e anche le entità incorporee, ed essa deve essere inoltre ciò di cui tutti gli enti ed esseri naturali, e tutte le entità incorporee, si costituiscono, cioè la condizione della loro esistenza. Infine, essa deve essere al contempo la causa di tutti i mutamenti, del movimento e del divenire.
Vi sono, innanzitutto, due sole categorie di cose (con "cosa" intendo qualsiasi ente, essere o entità. Un ente è una cosa corporea non-vivente; un essere è una cosa corporea vivente; un'entità è una cosa incorporea prodotta da un corpo): i corpi e gli in-corpi. Ad esempio, l'uomo e il pianeta sono corpi, il pensiero e il calore sono in-corpi. Sia i corpi che gli in-corpi esistono, dunque chiamo entrambi col nome di materia. Materia è ciò che esiste. Si hanno allora una materia corporea e una materia in-corporea. 
Tutte le cose sono fatte di materia, corporea o incorporea. La materia corporea è inorganica oppure organica: la prima compone gli enti, la seconda gli esseri, perciò detti organismi. Le entità sono invece composte di materia sottile, inestesa e inconsistente, contrapposta alla materia spessa, estesa e consistente propria degli enti e degli esseri. Ma da che cosa è composta a sua volta la materia?
La materia è un aggregato di molecole, la molecola è un aggregato di atomi, l'atomo è un aggregato di quanti. Il quanto è l'indivisibile, giacché non ha parti. Dunque tutte le cose si costituiscono di quanti, e i quanti costituiscono tutte le cose. Eppure non è dal quanto che ha origine il Tutto: l'origine infatti non può che essere unica per tutte le cose, dimodoché il Tutto deriva dall'Uno. L'Uno è singolarità puntiforme che esplode e si espande. Quindi, se il quanto fosse l'origine, esso sarebbe l'Uno, e vi sarebbe un solo quanto a comporre tutte le cose. Ma le cose sono aggregati di quanti, e i quanti sono particelle elementari molteplici e distinte.
Bisogna allora trovare ciò che i diversi quanti hanno in comune tra di loro, e che sia allo stesso tempo comune anche agli altri aggregati. I quanti si uniscono a formare atomi, gli atomi si uniscono a formare molecole, le molecole si uniscono a formare materia. Tali composizioni unitarie sono costituite da parti legate in qualche modo tra loro. Ciò che lega le parti è sempre l'energia. L'energia è l'elemento comune a tutte le cose, in quanto è ciò che tiene insieme le parti che compongono le cose, mantenendo queste ultime nell'unità. 
La singolarità puntiforme iniziale è energia concentrata. Le particelle elementari si generano dall'energia espansa come emergendo da essa. Anche le particelle quindi nascono, mentre l'energia è da sempre, ingenerata. Ciò significa che non soltanto l'energia è ciò che unisce le particelle le une alle altre a formare gli aggregati, bensì essa è anche ciò che compone tali particelle aggregate; la loro "materia". I quanti sono vortici minuti e compatti d'energia, cumulatasi a formare un minimum di estensione e consistenza: è il primo spessore corporeo. Gli in-corpi, invece, sono nient'altro che le variegate forme dell'energia pura. 
Tutte le forze o interazioni avvenenti nel dominio della natura sono forze o interazioni energetiche. Il cangiamento di luogo e di posizione, la trasformazione, la generazione, la crescita, eccetera sono effetti dell'azione dell'energia, la quale è, pertanto, oltre che causa formale e materiale di ogni cosa, causa efficiente di ogni fenomeno chimico-fisico-psichico.
Tutto dunque è energia, talvolta manifestantesi come materia corporea, talvolta come materia incorporea, talvolta come fenomeno dinamico che include i corpi e gli in-corpi come soggetti attivi o passivi. La materia corporea è energia imprigionata in vortici e legami; la materia incorporea è energia pura indirizzata da un corpo a una funzione particolare; il fenomeno è l'agire determinato dell'energia.
   
La materia è energia; l'energia è anima. L'anima è il soffio o alito che dona la vita agli esseri, i quali si distinguono dagli enti proprio per il fatto di essere "animati", cioè viv-enti, o enti vivi. Essendo un fenomeno dinamico, la vita non può che essere causata dall'energia. Precisamente, si ha vita quando si hanno organi corporei capaci di raccogliere e sfruttare energia per generare processi chimico-fisico-psichici. La vita è la somma di tali processi, dunque l'energia coincide con l'anima, e conseguentemente con la materia.
Tutta la materia è animata, persino la materia corporea inanimata. Tale materia è inanimata non in quanto non possiede anima, bensì in quanto la possiede ma non ha sviluppato alcun organo capace di usufruirne. Le anime individuali sono allora frammenti dell'anima che pervade il mondo intero; anima del mondo che fluisce nei singoli esseri senzienti.
La materia-anima-energia è, in conclusione, l'arché, il principio; l'elemento fondamentale, la ragione ultima, l'essere in sommo grado, la sostanza prima delle cose che sono. Essa è l'origine da cui scaturiscono tutti gli enti ed esseri naturali, e anche le entità incorporee, e ciò di cui tutti gli enti ed esseri naturali, e tutte le entità incorporee, si costituiscono, cioè la condizione della loro esistenza, e la causa di tutti i mutamenti, del movimento e del divenire. In definitiva, l'essenza del mondo.  
 

Anima ...


(Forma metrica: novenario sciolto)


Abissalmente si dispiega


Abissalmente si dispiega
l'anima dalle mille forme:
'sì profonda è la sua ragione
priva di limiti e confini.

Ella domina in lungo e in largo
come regina incontrastata
il regno solido del Cosmo:
non solo anima individuale
ma anima vasta del mondo
che simile ad ampia coperta
sinuosa tutti i corpi avvolge
in esile abbraccio amoroso.

Soffio energetico e vitale
(vita infatti è in tutte le cose)
e materia d'ogni elemento;
il movimento ha in te il principio
e il divenire dirompente
fiume nel quale impossibile
è immergersi più d'una volta.
Certo la tua presenza invade
potente, le membra e le parti
che senza di te non sarebbero
essenza sottile e invisibile. 

Da te vien fuori l'esistenza
e in te gli esseri si dissolvono
giunti alla fine: un passaggio
è la morte, porto d'approdo
un estatico ricongiungersi
all'origine, un tornare
nel grembo della Grande Madre
divinità eterna e maestosa
che in te, e in null'altro consiste.

I tuoi comandi io percepisco
mente senziente a cui donasti
il privilegio di comprenderti:
nell'istinto chiara e suadente
odo la tua voce indicantemi
la via: alla beatitudine
essa solamente mi guida
come ogni uomo vuol guidare
alla serenità dell'animo
'ché tale è il sommo e unico bene.

giovedì 12 aprile 2012

Guerra ...


Res privata contra res publica 


Due pensieri politici si contendono il globo terreste: da un lato il capitalismo liberale di stampo democratico, dall'altro il capitalismo socialista di stampo totalitario; il primo, affermante l'individualismo dei diritti/doveri, si costituisce attorno a una visione privatistica del Potere; il secondo, affermante il comunitarismo dei valori, si fonda sulla pubblicità di questo Potere.
Le potenze "occidentali", in senso geopolitico e non geografico - parlo di Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Unione Europea, Israele e Giappone - sono il luogo del dominio privato: qui autorità e sovranità sono concentrate non nell'apparato statale, ridotto al minimo dell'estensione e della capacità di controllo, bensì in gruppi di interesse elitari disgiunti dallo Stato, il quale è da loro asservito o addirittura sostituito. Le potenze non-occidentali - Brasile, Russia, Cina, India, Turchia e Iran, solo per citare i maggiori - sono il luogo del dominio pubblico: qui autorità e sovranità appartengono, di fatto, allo Stato onnipervadente e onnipotente, e i gruppi di interesse privato sono asserviti o sostituiti dall'apparato statale. Sotto gli occhi di tutti, è in atto una guerra di natura mediatica, economica e militare per l'egemonia. 
Dove schierarsi? Opacità e ipocrisia mascherano l'azione politica nell'ambito del privato, mentre l'azione politica pubblica è, nel bene come nel male, trasparente e schietta (la prima infatti, essendo esclusiva ed elitaria, mal si accorda con la democraticità del Potere, e dunque ha bisogno di porre di fronte al proprio viso una maschera, di mostrare un'immagine artificiosa di sé, di farsi simulacro agli occhi dei cittadini; la seconda invece si mostra sempre per quello che è, democratica se democratica, totalitaria se totalitaria). La libertà occidentale è certo una libertà più ampia rispetto a quella concessa dagli Stati non-occidentali, e nondimeno è una libertà apparente e illusoria, giacché gli odierni metodi biopolitici non mancano di imporre alla base il proprio marchio indelebile sulle coscienze dei singoli, e di emarginare e perseguitare coloro che, per un difetto di educazione o di dominio, si trovano a fuoriuscire da determinati limiti prestabiliti; d'altronde nei luoghi in cui la libertà viene limitata più o meno fortemente una biopolitica efficace in grado più alto, proprio a causa del minor grado di democraticità, non permette affatto l'insorgere di atteggiamenti potenzialmente eversivi, in quanto li previene o li pone sotto un controllo ferreo, e così riesce, paradossalmente, a evitare il ricorso alla repressione violenta più di quanto riesca a fare l'Occidente liberale. La cultura dei valori, inoltre, non garantisce minore tutela del cittadino rispetto alla cultura dei diritti; tutt'altro: il valore è un elemento più solido, oggettivo e sicuro del diritto, il quale invece si presenta come maggiormente fluido, soggettivo e precario (in altre parole, è di gran lunga più difficile violare un valore condiviso, anche se non iscritto in legge, piuttosto che un diritto condiviso e legittimato). Il cittadino ha possibilità e mezzi per agire solo ed esclusivamente nell'ambito pubblico, sia pro oppure contro di esso, non in quello privato, che risulta essere quindi, al contrario dell'altro, immodificabile di principio. Infine, l'individuo senza comunità è abbandonato all'angoscia e alla disperazione della solitudine sociale, mentre invece la comunità assicura alle individualità quella protezione sociale a loro necessaria per far sì che esse siano immuni da angoscia e disperazione, e non cadano vittima dell'abbandono e della solitudine conseguente. 
Il disonesto e impudico Occidente governa, ma i paesi repubblicani avanzano minacciando tale governo, mai come oggi traballante; esso, infatti, per causa del suo fallimento economico, perde gradualmente il consenso delle moltitudini, e ciò lo rende fragile. Questi paesi, sull'onda del successo economico, hanno viceversa acquisito la forza necessaria per competere a pari livello, ma per poter rubare lo scettro devono fare ancora un passo avanti, che non è tanto economico quanto, piuttosto, politico: essi devono acquisire una "coscienza di classe", unendo le proprie energie, ora separate tra loro o addirittura in conflitto, e accordandole per poi dirigerle in una medesima direzione. Se ciò accadrà, allora sarà l'avvento di una nuova epoca storica.   

Regime ...


Forme concrete del governo statale


Vi sono solamente tre forme legali di governo statale, e altrettante forme rispettive che sono invece degenerazioni illegali di quelle: monarchia, aristocrazia e democrazia le prime; tirannia, oligarchia e anarchia le seconde. 
Ognuna di queste forme si definisce come "potere": monarchia e tirannia sono il "potere" nelle mani di uno solo; aristocrazia e oligarchia sono il "potere" nelle mani di pochi; democrazia e aristocrazia sono il "potere" nelle mani di molti. La degenerazione non è altro che una mutazione dell'uno, dei pochi o dei molti: quando l'uno, i pochi o i molti da legittimi che erano si rendono illegittimi, ecco che la monarchia si tramuta in tirannia, l'aristocrazia in oligarchia, la democrazia in anarchia.
L'uno instaura il regime più stabile, in quanto forte nella volontà e celere nelle decisioni, eppure qui è più alto il rischio di abusi di potere; i pochi instaurano un regime mediamente stabile, in cui forza e celerità sono ridotte, ma volontà e decisioni risultano pur sempre efficenti, mentre il rischio di abusi si ferma, anch'esso, a un termine medio; i molti instaurano il regime meno stabile, debole nella volontà e lento nelle decisioni, ma il rischio di abusi di potere è, in compenso, il più basso. Rare sono le forme pure: vi sono, nella maggior parte dei casi, forme ibride in cui monarchia, aristocrazia e democrazia; tirannia, oligarchia e anarchia si mescolano assieme. Più precisamente, in ogni epoca è dominante un tipo di governo, e gli altri tipi, quando appaiono, si giustappongono al tipo dominante.
Ma non importa la forma del governo: ciò che importa è, piuttosto, la legge che sostiene il governo, di qualsiasi tipo esso sia. La legge è il fondamento; la colonna portante dell'edificio politico. 
Eppure può apparire l'eccezione, ovvero colui che viola la legalità pur rimanendo nella legittimità, colui che crea la legge giacché ne ha diritto in quanto uomo eccezionale. La sua forma di governo è la dittatura, l'auto-affermazione del proprio "potere", e l'apparire di questa forma di governo illegittimamente legittima, illegalmente legale, a volte codificata e prevista a volte no, si mostra come necessità: lo Stato, infatti, deve sussistere per evitare il disordine, che è la morte dello Stato stesso e dunque della società da esso amministrata.
Anche in tal caso, però, vi è degenerazione. Se nelle forme normali di governo tale degenerazione era una caduta nell'illegittimità, ora essa è l'indegnità di colui che governa, la bassezza dell'uomo incapace di scorgere il reale bene comune, e inabile nel comprendere il valore fondativo della legge. Ma l'illegalità medesima delle tre forme canoniche, in verità, non è data da altro che da questa indegnità e bassezza, quand'essa si presenta nell'uno, nei pochi o nei molti.      

mercoledì 11 aprile 2012

Società ...


(Forma metrica: verso libero)


Nacque l'uomo


Nei meandri dell'Africa nera
da avi animali gradualmente evolutosi 
nacque l'Uomo.
Evento è il suo avvento
sulla Terra che tutto sostiene
e ogni essere sostenta generosa:
egli è nato per colonizzare
il suolo abitabile, e soggiogar gli inferiori
generando ciò che nessun altro mai ha generato.

Non fu solo:
madre e padre lo accolsero
maschio e femmina
a indicar lui la via da seguire
'ché egli da sé non sa farlo, ma apprenderà presto
poiché sa imitare le cose d'intorno;
la sua famiglia ampia
come il cielo e nel cielo le nubi
fratello e sorella
e zii e nonni, e figli e nipoti
lo attornia, ad ampliarsi ancora destinata.

L'incesto era la relazione
unico amor possibile, e purezza di sangue filiale;
l'incesto era la proibizione
prima legge concepibile, e dunque concepita
di sangue materno e paterno violenta violazione.
Ma anche la legge, possibilità sociale
per espandersi premeva parallela
unioni vietando non per natura
bensì per culturale artificio.

Dalla famiglia al clan, dal clan alla tribù:
non esiste l'individuo
né mai è esistito;
noi non siamo che una parte
unica e irripetibile di un tutto
che atomi d'esistenza comprende
e particolarità amalgamate.
V'è altro modo infatti oltre a questo
per strutturare e ordinare com'è esigenza?
Il caos è morte, e desiderio di morte;
il cosmo è vita, e volontà di vita.

Poi venne lo Stato
l'autorità padrona, il regime
ineliminabile necessità, e dovere, e giustizia;
egli venne, ma sempre fu
in forma di governo e coercizione
poiché nella costrizione solamente
e nelle maglie avvolgenti della norma
la libertà balena e riluce.

Eppure al di sotto della superficie
spontaneamente emersa, consciamente o inconsciamente
simile a corazza indistruttibile
a difesa del corpo molle
v'è l'abissale istinto primordiale
fondamento senza il quale nulla sarebbe:
non l'umanità, non la civiltà
non la comunità umana e civile.

mercoledì 4 aprile 2012

Peccato ...


Negazione e affermazione 


L'inibizione amorosa, di cui sono vittima in parte gli uomini, ma soprattutto le donne, intimamente più sensibili alle forme del disciplinamento, è strettamente legata all'educazione cristiano-cattolica e, pertanto, la politica ecclesiastica è una politica di inibizione (la Chiesa, infatti, è un'istituzione, e come tale ha una determinata influenza, più o meno ampia, sulle masse; perciò si può dire che essa attui una vera e propria "politica"). Ciò che viene inibito è il desiderio sessuale, colonna portante di ogni relazione amorosa tra maschio e femmina. 
Nelle Sacre Scritture, l'atto sessuale vaginale è condannato quando sia consumato al di fuori del matrimonio (oggi tale assunto, non più valido, è stato sostituito per ovvie ragioni di anacronismo, e la condanna cade quindi sul rapporto consumato al di fuori del fidanzamento, cioè al di fuori della relazione nata da un'intenzione di serietà e longevità), e quando si delinei come adulterio, ovvero come violazione della fedeltà coniugale. L'atto sessuale orale, quello anale e quello manuale, quest'ultimo anche rivolto al proprio corpo nel caso dell'autoerotismo, sono deplorati in quanto non materialmente utili, ossia non efficaci in vista della riproduzione; l'aura di sacralità che circonda l'atto riproduttivo non è presente, invece, attorno all'atto inutile e inefficace che ha come solo fine il piacere fisico-psichico. Infine, la relazione omosessuale è considerata contro-natura, nonostante essa sia, da sempre, una delle destinazioni possibili della libido umana.
Tutti questi atti vengono catalogati sommariamente come impuri e chiamati col nome di fornicazione: "non fornicare" (o "non commettere atti impuri"), e: "non desiderare la donna d'altri", ammoniscono due dei comandamenti donati da Dio al popolo ebraico ed elencati nel libro dell'Esodo, mentre nella Prima lettera ai Corinzi Paolo di Tarso, principale codificatore e diffusore della religione cristiano-cattolica, afferma eloquentemente che: "... né fornicatori [...], né adùlteri, né effemminati, né sodomiti [...] erediteranno il regno di Dio". L'assunto è questo: l'atto sessuale come tale e il piacere che ne deriva, venendo dalla carne, sono peccato.
Vi è, poi, un accento posto sulla castità e sulla verginità come prerogative di santità: ancora nella Prima lettera ai Corinzi si legge: "... è cosa buona per l'uomo non toccare donna", e: "... chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata si preoccupa invece delle cose del mondo, come possa piacere al marito"; da qui la rinuncia all'amore carnale da parte dei ministri di Cristo. 
Si vede dunque come un'educazione religiosa di questo tipo limiti, di fatto, l'esperienza amorosa, vietando alcune sue manifestazioni che nulla hanno di blasfemo, e impedendo di viverne integralmente i bei giochi e le declinazioni. Eppure, solo una relazione che sia completamente libera da complessi inibitori di natura sessuale può generare, per il maschio come per la femmina, un sentimento di piena soddisfazione, e la felicità non può prescindere dalla soddisfazione del desiderio erotico, che è desiderio fondamentale. Se ciò avviene, si hanno il senso di colpa e l'angoscia, la vergogna e il disgusto, il turbamento dell'animo di chi non è in pace con sé stesso; in definitiva, la reale sofferenza spirituale.
Di conseguenza, il vero peccato sta, propriamente, nell'inibizione dell'eros, la quale è negazione del piacere, principio benefico, e non invece nella libertà sessuale, che è, al contrario, affermazione salutare di quello.    

lunedì 2 aprile 2012

Abbraccio ...


Analitica dell'amore
 

Che cos'è l'amore? 
L'amore è passione verso l'Altro, e bisogno dell'Altro, e, di conseguenza, desiderio dell'Altro, sia esso persona, animale, cosa o attività: si ama un uomo o una donna; un cane o un gatto; un libro o un'idea (a esempio, la libertà); un mestiere o uno sport, ma, in ogni caso, si ama. In ognuno degli oggetti a cui si rivolge, l'amore soggettivo si declina in modo diverso; esso ha molteplici forme, eppure è uno in sé stesso.
Nelle occasioni in cui emerge, dunque, si vive il medesimo amore; non è esso ciò che muta, bensì ciò verso il quale si dirige. L'amore che abbiamo verso una persona cara e quello che abbiamo verso un animale, una cosa o un'attività, è esattamente lo stesso, eppure esso cambia il proprio abito esteriore e si mostra attraverso atteggiamenti differenti. 
Nell'amore, vi è sempre affetto profondo tra due termini. I termini possono essere un uomo e una donna, un uomo e un uomo, una donna e una donna, un uomo o una donna e un animale maschio o femmina, un uomo o una donna e una qualsiasi cosa materiale o immateriale, un uomo o una donna e una qualsiasi attività lavorativa o dilettevole, persino un uomo o una donna e un Dio di qualunque natura, e un uomo o una donna con sé stesso o sé stessa. Il sentimento affettivo è ciò che lega i due termini, uno dei quali è sempre dato come essere umano (tale essere umano è, pertanto, condizione di possibilità dell'amore, che si delinea allora come sentimento umano per eccellenza, e senza di esso non si dà amore alcuno) e li rende uno: l'amore, oltre a essere uno, unifica a sua volta i due.
L'amore è quindi legame affettivo tra due, dimodoché i due divengano uno. I due sono esseri/enti/entità separati tra loro, ovvero individui non affini, eppure complementari: l'amore è complementarità tra esseri/enti/entità non affini. Se non vi fosse diversità, non vi sarebbe nemmeno amore, giacché i diversi si attraggono; gli affini si respingono: ecco una legge universale della natura.

La diversità tra la persona e l'animale, o la cosa, o l'attività è evidente. La diversità, più sottile, che intercorre tra persone si delinea come differenza di sesso: due esseri umani sono diversi in quanto uno di loro è maschio, mentre l'altro è femmina. L'amore tra persone è sempre tra un maschio e una femmina, mai tra maschio e maschio, o tra femmina e femmina. L'omosessualità non fa eccezione: essa è amore tra un uomo-maschio e un uomo-femmina, o tra una donna-maschio e una donna-femmina; la differenza di sesso non è esclusivamente fisica, bensì spirituale e caratteriale, sicché vi è un'indole mascolina e un'indole femminea, che si manifestano in corpi maschili o femminili.
Tra gli amori personali si hanno: l'amore parentale o di sangue, l'amore amichevole o amicizia e l'amore sessuale o amore in senso stretto. Il primo è amore tra membri di una stessa famiglia, tra i quali è interdetto il rapporto carnale; di norma, tale amore si fa meno intenso quanto più ci si allontana dal grado di parentela, e quanto meno è il tempo condiviso insieme (si ama la madre e il padre prima di tutti, poi il fratello e la sorella; quindi i nonni, i cugini di primo grado, gli zii di primo grado, e via dicendo). Il secondo è amore tra uomo e uomo, o tra donna e donna, o tra uomo e donna, non appartenenti alla medesima famiglia e in cui l'attrazione carnale sia assente, o latente, o presente ma non corrisposta e dunque non soddisfacibile; è più semplice che nasca amicizia tra uomo e uomo, o tra donna e donna, piuttosto che tra uomo e donna (in quanto l'amicizia tra uomo e donna spesso si risolve in amore sessuale), e tra uomo e uomo piuttosto che tra donna e donna (in quanto l'amicizia è, per i maschi, un bisogno primario, per le femmine, invece, un bisogno secondario). Il terzo è amore tra maschio e femmina in cui l'attrazione carnale è presente, consapevole e corrisposta, e si traduce prima in aspettativa dell'unione-fusione sessuale, poi nell'unione-fusione sessuale stessa, e quindi nella perpetuazione di tale unione-fusione sessuale; eterosessualità, omosessualità e bisessualità sono le modalità in cui tale tipo di amore si attua nel campo delle relazioni umane. 
In tutti gli amori personali la carnalità ha ruolo preponderante, sia essa negata o affermata. Nell'amore sessuale, dove essa è affermata, quando l'attrazione viene meno, questo tipo di amore, in quanto tale, scompare inesorabilmente, e permane l'affetto: si ha allora la trasformazione dell'amore stricto sensu in amicizia. 
L'amore personale, di qualunque tipo esso sia, si esprime sempre nei sentimenti di stima e di fiducia. Non si può amare una persona se non si ha stima di lei, e se non si ha fiducia in lei; quando scemano la stima e la fiducia, scema la passione sino a giungere all'indifferenza (in questo caso la relazione può sussistere solamente come legame coattivo o inerziale).
Amando io desiderio la presenza e il contatto con l'amato, sia anche contro la sua volontà e il suo bene (l'amore è infatti essenzialmente egoista). Tale desiderio è anche desiderio che il mio proprio desiderio sia corrisposto, cioè desiderio di reciprocità: il primo obiettivo dell'amante è destare l'amore nella persona amata, in modo da rendere questo amore reciproco. La relazione amorosa è, appunto, questa reciprocità del desiderio attuata, e che vuole essere rinnovata all'infinito.
Per via della sua natura egoista, l'amore si traduce spesso in odio, quand'esso viene deluso. L'odio non è altro che la forma contraddittoria dell'amore rifiutato, tanto grande quanto era grande l'amore originario, di cui è il sostituto e l'erede designato.
La gratitudine, infine, è una rimanenza d'amore che permane e prolunga l'amore stesso oltre il proprio termine: così soltanto l'amore diviene "eterno", o meglio, sempiterno, quand'anche non sia più strabordante e impetuoso come in passato.  
L'amore personale è la forma più alta dell'amore, giacché è quella più ancorata alla concretezza materiale-spirituale, essendo posto in gioco uno scambio di vite, un dare e un avere, un donare e un ricevere; essa è simile a una lotta o a una danza tra opposti, e così si inscrive nell'ordine generale del mondo. 

In generale, l'amore è un tendere verso l'Altro per appropriarsi dell'Altro; volontà di possesso che si dispiega passando attraverso il flusso di piacere (il cui culmine è l'orgasmo, cioè la compenetrazione totale ed estatica delle anime) e dolore (il cui culmine è la morte, cioè l'allontanamento definitivo e la separazione eterna) senza però necessariamente risolversi nel possesso vero e proprio; spesso infatti l'equilibrio armonico-musicale tra i due si instaura in senso paritario, o senza che l'ideale definitivo sia mai raggiunto pienamente. Quando l'ideale del possesso è raggiunto, l'amore perisce o non perisce con esso, a seconda che il bisogno di possesso perduri o meno; solo allora si rivelerà il vero volto della tensione esperita: un capriccio temporaneo o un'autentica necessità.
L'amore può essere immediato oppure nascere dal tempo, eppure la relazione amorosa non è mai immediata, bensì si edifica nell'istante costruendosi col tempo. La sua precarietà è il rischio del crollo dell'edificio e della distruzione di ciò che è stato costruito con fatica.  
L'amore è inscindibile dalla sessualità: persino l'amore impersonale non è altro che sessualità sublimata, giacché un'energia di natura sessuale viene incanalata e indirizzata verso altri fini; impiegata per scopi non sessuali. La sessualità è erotismo e violenza; una mescolanza di creatività e distruttività in cui a volte prevale l'una e a volte l'altra in un gioco di contrapposizioni simultanee o successive. 
Che l'amore sia innocente e puro, o colpevole e corrotto; che sia ingenuo e immaturo, o consapevole e responsabile; che sia sacro o profano, breve o durevole, esso è sempre vero: la percezione interiore è, infatti, genuinità incarnata.
L'amore è, in conclusione, un vortice implacabile di gioia e sofferenza senza il quale l'uomo sente sé stesso come manchevole e la propria vita come incompleta; da tale mancanza e incompletezza, ma soprattutto dalla soppressione-repressione di questa passione, bisogno, desiderio (che sono la passione, il bisogno e il desiderio sommi), deriva l'infelicità disperata o arida di chi è impossibilitato a o incapace di amare. 

Desiderio ...


(Forma metrica: sonetto)


Alla Donna il mio anelito


Non a una donna l'amor mio si volge
bensì alla Donna, graziosa creatura
 la qual con immagine imperitura
simile a Sole albeggiante rifulge;

non scemi la bellezza che sconvolge
i pavidi tremanti di paura
'ché la lor scorza, prima così dura
si sfalda quando l'onda li travolge.

Trasalir mi fanno i candidi seni
e i fianchi fecondi, e il grembo placido
dal quale nacqui sul fare del giorno

e il desiderio mio brama il ritorno
nel folto prato di rugiada madido
dolce apparizione di sogni ameni.