giovedì 12 aprile 2012

Guerra ...


Res privata contra res publica 


Due pensieri politici si contendono il globo terreste: da un lato il capitalismo liberale di stampo democratico, dall'altro il capitalismo socialista di stampo totalitario; il primo, affermante l'individualismo dei diritti/doveri, si costituisce attorno a una visione privatistica del Potere; il secondo, affermante il comunitarismo dei valori, si fonda sulla pubblicità di questo Potere.
Le potenze "occidentali", in senso geopolitico e non geografico - parlo di Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Unione Europea, Israele e Giappone - sono il luogo del dominio privato: qui autorità e sovranità sono concentrate non nell'apparato statale, ridotto al minimo dell'estensione e della capacità di controllo, bensì in gruppi di interesse elitari disgiunti dallo Stato, il quale è da loro asservito o addirittura sostituito. Le potenze non-occidentali - Brasile, Russia, Cina, India, Turchia e Iran, solo per citare i maggiori - sono il luogo del dominio pubblico: qui autorità e sovranità appartengono, di fatto, allo Stato onnipervadente e onnipotente, e i gruppi di interesse privato sono asserviti o sostituiti dall'apparato statale. Sotto gli occhi di tutti, è in atto una guerra di natura mediatica, economica e militare per l'egemonia. 
Dove schierarsi? Opacità e ipocrisia mascherano l'azione politica nell'ambito del privato, mentre l'azione politica pubblica è, nel bene come nel male, trasparente e schietta (la prima infatti, essendo esclusiva ed elitaria, mal si accorda con la democraticità del Potere, e dunque ha bisogno di porre di fronte al proprio viso una maschera, di mostrare un'immagine artificiosa di sé, di farsi simulacro agli occhi dei cittadini; la seconda invece si mostra sempre per quello che è, democratica se democratica, totalitaria se totalitaria). La libertà occidentale è certo una libertà più ampia rispetto a quella concessa dagli Stati non-occidentali, e nondimeno è una libertà apparente e illusoria, giacché gli odierni metodi biopolitici non mancano di imporre alla base il proprio marchio indelebile sulle coscienze dei singoli, e di emarginare e perseguitare coloro che, per un difetto di educazione o di dominio, si trovano a fuoriuscire da determinati limiti prestabiliti; d'altronde nei luoghi in cui la libertà viene limitata più o meno fortemente una biopolitica efficace in grado più alto, proprio a causa del minor grado di democraticità, non permette affatto l'insorgere di atteggiamenti potenzialmente eversivi, in quanto li previene o li pone sotto un controllo ferreo, e così riesce, paradossalmente, a evitare il ricorso alla repressione violenta più di quanto riesca a fare l'Occidente liberale. La cultura dei valori, inoltre, non garantisce minore tutela del cittadino rispetto alla cultura dei diritti; tutt'altro: il valore è un elemento più solido, oggettivo e sicuro del diritto, il quale invece si presenta come maggiormente fluido, soggettivo e precario (in altre parole, è di gran lunga più difficile violare un valore condiviso, anche se non iscritto in legge, piuttosto che un diritto condiviso e legittimato). Il cittadino ha possibilità e mezzi per agire solo ed esclusivamente nell'ambito pubblico, sia pro oppure contro di esso, non in quello privato, che risulta essere quindi, al contrario dell'altro, immodificabile di principio. Infine, l'individuo senza comunità è abbandonato all'angoscia e alla disperazione della solitudine sociale, mentre invece la comunità assicura alle individualità quella protezione sociale a loro necessaria per far sì che esse siano immuni da angoscia e disperazione, e non cadano vittima dell'abbandono e della solitudine conseguente. 
Il disonesto e impudico Occidente governa, ma i paesi repubblicani avanzano minacciando tale governo, mai come oggi traballante; esso, infatti, per causa del suo fallimento economico, perde gradualmente il consenso delle moltitudini, e ciò lo rende fragile. Questi paesi, sull'onda del successo economico, hanno viceversa acquisito la forza necessaria per competere a pari livello, ma per poter rubare lo scettro devono fare ancora un passo avanti, che non è tanto economico quanto, piuttosto, politico: essi devono acquisire una "coscienza di classe", unendo le proprie energie, ora separate tra loro o addirittura in conflitto, e accordandole per poi dirigerle in una medesima direzione. Se ciò accadrà, allora sarà l'avvento di una nuova epoca storica.