Per un'Europa migliore
L'obiettivo politico più grande del nostro tempo risulta essere, senza dubbio, la costituzione degli Stati Uniti d'Europa. Schiacciata dal dominio delle grandi potenze continentali - Stati Uniti, Russia, Cina - l'Europa ha perduto quella preminenza che possedeva solo un secolo or sono, prima delle guerre mondiali e del conseguente ridimensionamento a un ruolo vieppiù di secondo piano nello scacchiere globale. La crisi economica e politica che l'attanaglia è in verità un effetto di cotale declino.
Dal punto di vista economico, l'Europa deve unificare le proprie strutture istituzionali attorno alla Banca Centrale Europea. Questa - lungi dall'essere un mero guardiano dell'operato delle banche nazionali e un equilibratore dei livelli di inflazione, com'è attualmente - deve farsi garante della spesa a deficit di tutti gli Stati d'Europa, nessuno escluso, acquistando i loro titoli di debito quando lo richiedano e in maniera diretta, ovvero senza passare attraverso mercati di capitali privati e senza ordinare l'acquisto alle banche commerciali. Così soltanto sarebbe possibile, per tutti i paesi comunitari, da un lato, sfuggire al pericolo del default; dall'altro, avere a disposizione la liquidità necessaria per sostenere le spese e gli investimenti essenziali alla crescita produttiva. Dopodiché (cioè dopo codesti passaggi fondamentali, non prima) si potrà quindi pensare all'esigenza di costituire una unione bancaria e di creare una politica fiscale unitaria.
Ma più importante ancora di queste condizioni è l'instaurarsi di una nuova situazione politica. Il Parlamento europeo, unico organo elettivo tra i tre organi di governo europei (gli altri due sono la Commissione europea e il Consiglio europeo), deve acquisire preminenza rispetto alla Commissione, i cui membri non sono eletti, e che appare popolata da burocrati al servizio di lobbisti a loro volta alla dipendenze dei grandi gruppi finanziari, industriali e bancari d'Europa; e parimenti rispetto al Consiglio, così come in ogni democrazia che si rispetti il governo e i suoi atti sono sottoposti all'approvazione dell'assemblea popolare. Insomma, se oggi il Parlamento risulta di fatto relegato a una funzione quasi esclusivamente consultiva, domani esso dovrà ricevere interamente la funzione legislativa. Infine si dovrà operare una redistribuzione, maggiormente egualitaria, dei seggi e delle cariche, al fine di compensare l'eccesso di potere proprio delle nazioni centrali e la mancanza di influenza propria delle nazioni periferiche.
Nondimeno, il principio cardine - oramai da tempo scardinato - da restaurare in questo quadro di riforme possibili, è la sottomissione dell'ambito economico all'ambito politico. In questa direzione si inserisce il progetto di fondazione di un Ministero del Tesoro europeo, nel contesto di uno Stato sovrano che abbracci e ponga sotto la propria giurisdizione tutti i territori dall'Europa occidentale a quella orientale e da nord a sud del continente, uno Stato, dunque, che con il suo braccio si trovi in grado di piegare l'irruenza e l'irrazionalità dei mercati al proprio volere ragionevole.
Di qui passa il destino di grandezza dell'Unione Europea. In alternativa a tali rivolgimenti sta solamente la disgregazione.
Dal punto di vista economico, l'Europa deve unificare le proprie strutture istituzionali attorno alla Banca Centrale Europea. Questa - lungi dall'essere un mero guardiano dell'operato delle banche nazionali e un equilibratore dei livelli di inflazione, com'è attualmente - deve farsi garante della spesa a deficit di tutti gli Stati d'Europa, nessuno escluso, acquistando i loro titoli di debito quando lo richiedano e in maniera diretta, ovvero senza passare attraverso mercati di capitali privati e senza ordinare l'acquisto alle banche commerciali. Così soltanto sarebbe possibile, per tutti i paesi comunitari, da un lato, sfuggire al pericolo del default; dall'altro, avere a disposizione la liquidità necessaria per sostenere le spese e gli investimenti essenziali alla crescita produttiva. Dopodiché (cioè dopo codesti passaggi fondamentali, non prima) si potrà quindi pensare all'esigenza di costituire una unione bancaria e di creare una politica fiscale unitaria.
Ma più importante ancora di queste condizioni è l'instaurarsi di una nuova situazione politica. Il Parlamento europeo, unico organo elettivo tra i tre organi di governo europei (gli altri due sono la Commissione europea e il Consiglio europeo), deve acquisire preminenza rispetto alla Commissione, i cui membri non sono eletti, e che appare popolata da burocrati al servizio di lobbisti a loro volta alla dipendenze dei grandi gruppi finanziari, industriali e bancari d'Europa; e parimenti rispetto al Consiglio, così come in ogni democrazia che si rispetti il governo e i suoi atti sono sottoposti all'approvazione dell'assemblea popolare. Insomma, se oggi il Parlamento risulta di fatto relegato a una funzione quasi esclusivamente consultiva, domani esso dovrà ricevere interamente la funzione legislativa. Infine si dovrà operare una redistribuzione, maggiormente egualitaria, dei seggi e delle cariche, al fine di compensare l'eccesso di potere proprio delle nazioni centrali e la mancanza di influenza propria delle nazioni periferiche.
Nondimeno, il principio cardine - oramai da tempo scardinato - da restaurare in questo quadro di riforme possibili, è la sottomissione dell'ambito economico all'ambito politico. In questa direzione si inserisce il progetto di fondazione di un Ministero del Tesoro europeo, nel contesto di uno Stato sovrano che abbracci e ponga sotto la propria giurisdizione tutti i territori dall'Europa occidentale a quella orientale e da nord a sud del continente, uno Stato, dunque, che con il suo braccio si trovi in grado di piegare l'irruenza e l'irrazionalità dei mercati al proprio volere ragionevole.
Di qui passa il destino di grandezza dell'Unione Europea. In alternativa a tali rivolgimenti sta solamente la disgregazione.