lunedì 26 marzo 2012

Rivoluzione ...


Grandezza e martirio


Muammar Gheddafi, militare e capo di Stato libico: un despota sanguinario e un mostro spietato, un buffone lussurioso e un idiota farsesco, un pazzo e un demente. Questo il giudizio dei media occidentali e, di riflesso, del senso comune; un giudizio che sa di pre-giudizio. Come rivalutare la sua immagine martoriata?
Figlio di beduini analfabeti, impara a leggere e scrivere grazie all'educazione coranica impartitagli. La Libia di quegli anni è un paese povero e asservito ad americani e inglesi, dove ancora permangono i segni della colonizzazione italiana di stampo fascista. Il governo monarchico è corrotto e risponde agli interessi delle compagnie estere; le risorse del territorio, prima tra tutte il petrolio, sono nelle mani straniere, mentre il territorio stesso è manchevole delle infrastrutture fondamentali. 
Da tale fanghiglia si erige il colonnello (aveva infatti intrapreso la carriera militare), che assicuratosi con la sua intraprendenza la fiducia dei militari attua un colpo di Stato incruento a cui i libici donano il proprio sostegno, stremati dalle miserabili condizioni in cui erano costretti a vivere nella propria terra, indignati dal contrasto con l'agiatezza delle comunità non-libiche, entusiasti e speranzosi per il cambiamento repentino promesso da questo carismatico personaggio. Nasce la Jamahiriya (Stato alle masse), e le idee presenti nel "Libro verde", da lui stesso concepito e scritto, sono attuate, seppur sotto l'egida della dittatura.
Il suo modello ideologico è la repubblica panaraba socialista di Nasser l'egiziano; eppure il regime di Nasser durò quattordici anni soltanto, quello di Gheddafi ben quarantadue anni. In politica interna egli donò un'identità nazionale comune alle numerose tribù nomadi che formavano il popolo libico, trasformandoli in cittadini e garantendo con la propria mediazione, attraverso doni e incarichi prestigiosi e, quando necessario, attraverso la forza militare, l'ordine sociale. Espulse gli stranieri, italiani soprattutto, dal paese, espropriando i loro beni e donandoli alla popolazione, vendicando le usurpazioni e i torti decennali da essa sopportati; in cambio di ciò fece dell'Italia il partner commerciale privilegiato della Libia. Costruì abitazioni, monumenti, ospedali, scuole, strade, acquedotti e industrie, alfabetizzando, abbellendo e sviluppando finalmente un paese prima d'allora invivibile. Nazionalizzò le aziende petrolifere e annullò i contratti con le compagnie occidentali, riappropriandosi di ciò che di diritto apparteneva alla Libia. Promosse la partecipazione dei lavoratori alle gestione delle imprese; raddoppiò i salari minimi e dimezzò i compensi dei ministri; abolì le tasse e le imposte, nonché gli interessi sui prestiti; istituì istruzione, sanità, alloggi ed energia gratuiti e pose sotto controllo i prezzi dei prodotti di prima necessità. Mise in atto una nuova costituzione e impose la Sharia (legge islamica), sottraendo però il potere dalle mani dei dottori di teologia e creando di fatto uno Stato laico. Evacuò le basi militari statunitensi e inglesi riconvertendole in basi militari libiche, assicurando in tal modo alla nazione l'indipendenza. Le numerose riforme che resero la Libia uno Stato ricco (il reddito pro capite fu altissimo, il costo della vita basso, enorme il surplus pubblico) e influente a livello internazionale furono rese possibili dai guadagni derivati dal commercio del petrolio, di cui il paese è uno dei maggiori produttori mondiali, guadagni che il colonnello riversò sulla popolazione prima di tutto, e poi su di sé e sulla propria famiglia. 
In politica estera Gheddafi tentò di unificare gli Stati arabi sotto una politica comune, e di rendere economicamente autosufficiente l'intero continente africano, ma il progetto era troppo ampio e radicale e non ebbe successo (è finora l'unico passo concreto che sia mai stato compiuto in questa direzione). Sostenne i gruppi di resistenza basca, irlandese e palestinese nella loro causa. 
Per via della sua politica anti-occidentale e anti-capitalista egli fu dipinto, in Occidente, come il nemico per eccellenza, e fu l'obiettivo di numerosi attentati, a cui sopravvisse come un predestinato, mentre la nazione libica divenne vittima di un embargo. Gli Stati Uniti giunsero persino a bombardare la sua abitazione, e in tale occasione morì la figlia adottiva di Gheddafi, di pochi mesi (già l'esplosione di una bomba, in giovinezza, aveva ucciso due suoi cugini, lasciando una ferita profonda sul suo braccio e nel suo animo). La reazione, irrazionale e sconsiderata, fu la strage di Lockerbie: la vendetta di un padre a cui hanno ucciso una figlia. Eppure il colonnello rinsavì, ed ebbe la forza di anteporre il bene comune al proprio risentimento: si riappacificò con la comunità internazionale impegnandosi nella lotta contro il terrorismo, e i rapporti commerciali della Libia ripresero vigore. 
Muammar Gheddafi è morto due anni orsono, al termine di una sanguinosa guerra civile che ha visto opporsi da un lato le forze governative, appoggiate dalla maggioranza della popolazione, e dall'altro una minoranza di tribù armate dalle potenze occidentali e filo-occidentali, tra le cui file militavano membri riconosciuti del terrorismo islamico, monarchici nostalgici del vecchio regime e truppe inglesi e francesi, e che si è conclusa con la caduta del suo potere e la sua uccisione brutale, grazie soprattutto all'appoggio dell'aviazione della Nato e ai bombardamenti a tappeto, che dietro la maschera della "missione umanitaria in difesa dei civili" hanno devastato intere città, evitando una sicura disfatta delle forze ribelli. Innumerevoli sono state le morti innocenti in tre mesi di intervento militare. Egli, personalmente, non ha mai ceduto, lottando e persino tentando di scendere a compromessi per evitare la rovina; restando all'interno del suo paese sino alla fine, nonostante potesse fuggire e salvarsi; continuando a incitare i suoi uomini e affrontando una morte certa. 
Oggi la Libia è un paese distrutto, in quanto Gheddafi era l'anima della Libia: la sua famiglia è stata menomata, molti dei suoi membri essendo rimasti uccisi; le sue ricchezze, ricchezze dello Stato libico, sono state confiscate e rubate dalle potenze estere; le compagnie straniere si spartiscono di nuovo le risorse del territorio; la nazione è divisa e si dirige verso la secessione, con intere regioni che si dichiarano indipendenti dal potere centrale, e altre nelle quali affiora il fondamentalismo; il nuovo governo, colpevole d'aver destato l'insurrezione armata, non riesce a mantenere l'ordine all'interno, dove vige l'anarchia più totale: le singole tribù e le molteplici forze che hanno partecipato alla rivoluzione si oppongono l'una contro l'altra in lotte intestine per il potere accompagnate da episodi di vendetta e giustizia sommaria; i lealisti veri e presunti vengono perseguitati e condannati per aver sostenuto il vecchio regime, così come i neri sub-sahariani accusati di aver combattuto come mercenari per il tiranno. Le associazioni internazionali denunciano violenze, torture, assassinii e illegalità diffusa.
A noi rimangono le menzogne e le diffamazioni mediatiche propinateci a reti unificate per ottenere il consenso dell'opinione pubblica (talora producendo informazioni del tutto inventate e assurde che parlavano di condizioni di sottomissione e povertà da Terzo Mondo; di massacri ingiustificati nei confronti della popolazione inerme; di stupri insensati, fosse comuni ed eventi riprovevoli mai avvenuti; di lotta popolare per la democrazia e la libertà) e la certezza degli atroci crimini di guerra commessi non dal regime, bensì dai suoi oppositori.


Citazioni:

"La scienza, nonostante le sue meravigliose realizzazioni, non ha dato tutte le risposte al significato della vita. Il Corano dà queste risposte. [...] Che tutti i popoli venerino Dio, invece che creature mortali come Lenin e Stalin in Russia, oppure vacche e idoli come in India, oppure macchine e ricchezze, come in molte parti d'Oriente e d'Occidente" 

"Il punto di arrivo è costituito dall'avvento della nuova società socialista, quando spariranno lucro e denaro, mediante la trasformazione della società in una società di piena produzione e mediante il raggiungimento della soddisfazione delle necessità materiali dei membri di questa società"

"Noi non siamo animali rinchiusi in una fattoria, dove veniamo immolati durante le feste secondo i loro desideri. Noi siamo esseri umani che hanno il diritto di vivere con onore su questa terra e sotto il sole che illumina questa terra. Se non abbiamo questo diritto, dobbiamo combattere per averlo"

"Non esiste uno Stato che si chiama Libia, non esiste uno Stato che si chiama Tunisia, non esiste uno Stato che si chiama Algeria, non esiste uno Stato che si chiama Marocco, non esiste uno Stato che si chiama Egitto. Esiste il mondo arabo, tutti questi Stati sono il frutto dell'imperialismo coloniale, creati per renderci loro schiavi"

"La malattia dell'Africa è soprattutto la solitudine e l'isolamento. [...] L'Africa non ha bisogno di democrazia, ma di pompe d'acqua. La popolazione ha bisogno di cibo e medicine"