venerdì 13 giugno 2014

Aletheia ...


Con che cosa concludere se non con colui che tutto in sé conclude?


(Forma metrica: endecasillabo sciolto)




L'Essere e l'Ente (ovvero il Cielo e la Terra)


Guardo d'intorno, e mi giunge incontro
l'Ente. Mutevole è il suo sussistere
ma bensì saldo. Non ne scorgo l'essere.
Nascosto: dove mai lo rinverrò?
So della sua presenza: ogni cosa
infatti, è, ed a me si presenta;
ogni cosa corporea o incorporea
sta lì e s'impone ai miei sensi, costante. 
Divieni, Ente multiforme, sii
stabile nel divenire incessante
roccia su di un fiume, scoglio su mare;
divieni, e sii, tal quale appari.
Invero, l'Essere sta nell'origine.
L'Essere sta, sfavillante radura
nel persistere di ciò che si origina.
Egli non è l'Ente. Egli dell'Ente
è il Nulla dentro al quale il mondo giace.

Guardo d'intorno, e viene a me incontro
l'Essere molteplice e variopinto.
Meraviglie nell'iride fa scorgere!
esseri animati, e parimenti
inanimati, la luce e i colori. 
Non paiono miracoli del Cielo?
Dio si svela nelle cose che sono
 e la Terra è il suo divino prodigio.
Nascosto: lo intravidi nello schiudersi
dei fiori di campo e altresì nel sorgere
dell'astro aurorale; baluginò
Egli, nel generarsi della vita.
Eppur l'appassire, il tramontare
   il soccombere alla morte rivelano
anch'essi, la infinita sua natura.
Egli è l'eternamente duraturo
l'anima che opera, la potenza.

Lode a te, oh Dio dello spazio-tempo
lode a tua moglie ch'è la Grande Madre.
Ella è la carne, tu sei l'energia
che ognora la penetra e la pervade
ingravidandola, donandole il frutto
della possente e sempiterna nascita
del cangiamento che giammai s'arresta.