venerdì 9 novembre 2012

Sophos ...


Sapienza, saggezza, santità. Distinzioni concettuali


Non esclusivamente la sapienza, non esclusivamente la saggezza, bensì sapienza e saggezza insieme fanno l'uomo puro. Occorre, innanzitutto, sancire la differenza tra i due termini. 
Sapienza indica un sapere meramente teoretico; sapere un qualcosa significa infatti comprenderlo nelle sue cause prime. Nel momento in cui io mi trovo dinanzi a un ente, a un essere, a un'entità, a un fenomeno, e lo spiego scovandone il "perché", ecco che acquisisco comprensione e dunque sapienza riguardo a quell'ente, essere, entità, fenomeno. Posso dire allora di saper pensare.
Saggezza, al contrario, indica un sapere meramente pratico; esser saggi significa essere in grado di agire bene, ovvero di agire in maniera adeguata alle circostanze. Nel momento in cui mi trovo in una determinata situazione, ecco che ponderando i pro e i contro giungo ad attuare la scelta più consona e quindi a comportarmi saggiamente. Posso dire allora di saper vivere.
Si può essere sapienti pur non essendo saggi, e saggi pur non essendo sapienti. Nel primo caso, si avrà un uomo di conoscenza, nel secondo caso, un uomo di esperienza. Più difficile è invece per il sapiente attuare il pensiero, e per il saggio pensare l'azione. Eppure il pensiero contiene un rimando all'azione, e l'azione un rimando al pensiero: entrambi tendono a completarsi nel proprio opposto. Solo nel caso in cui un uomo possieda tutte e due le qualità si potrà di lui affermare che è un uomo completo. 
L'uomo completo, che ha compiuto la propria natura pensante e agente, coincide con l'uomo puro. Purezza sta qui a significare l'essere-senza-macchia, incapace di commettere errori nella teoria come nella prassi. L'uomo puro è essenzialmente un uomo integro, e l'integrità fa intravedere l'orizzonte dell'etica, nel quale solamente è possibile portare alla luce il bene. Le figure del sapiente e del saggio si identificano, pertanto, nella figura del santo, cioè di colui che fa necessariamente il bene.