sabato 11 maggio 2013

Bruttezza ...


Politiche infrastrutturali e imbruttimento dei paesaggi


Le scellerate politiche infrastrutturali delle nazioni del mondo hanno come risultato il deturpamento della bellezza del paesaggio. Laddove la natura viene sostituita dall'artificio umano si ha, infatti, in pari tempo un imbruttimento, ovverosia una perdita di grazia, armonia e perfezione; tutto ciò che vien fuori dalla mano dell'uomo è sgraziato, disarmonico, imperfetto se non ha come suo modello ciò che vien fuori dalla mano di Dio. I terreni, dunque, vengono cementificati, il cieli e le acque oscurati dai fumi e dai liquami dell'inquinamento, gli alberi sono abbattuti e sostituiti da immensi quanto sgradevoli palazzi, nonché da tetri edifici in metallo, le luci delle stelle sono soppiantate dalle luci dei lampioni, e con la scomparsa del verde dei campi si fa avanti il grigio delle città. Tutto ciò non può che avere un risultato soltanto: la perdita del piacere della percezione. 
Tutto ciò che prima procurava alla vista - ma anche agli altri sensi, odori, sapori e suoni naturali - diletto ora è del tutto scomparso o sta gradualmente scomparendo, e addirittura, nell'abitudine a vivere in un ambiente spiacevole, si è disimparato a riconoscere il bello. Inoltre, se quel diletto aveva come risultato il far sorgere nell'animo serenità e letizia, ora al contrario la presenza del brutto fa sorgere nient'altro che irrequietudine e malinconia (e anche questo, checché se ne dica, contribuisce alla felicità o infelicità di una persona). Pertanto, occorre invertire la rotta se non si vuole giungere a morire prima ancora di arrivare alla fine dei propri giorni: la bellezza paesaggistica è infatti nient'altro che vitalità, in quanto la natura si mostra viva allo sguardo, e una tale vitalità si trasmette agli uomini che in essa e al fianco di essa trascorrono la propria esistenza.
Ciò significa, ad esempio, lasciare ampi spazi naturali all'interno delle città (giardini, parchi, eccetera), costruire fabbricati che siano meno invadenti, usare materiali non inquinanti e, in generale, prendersi cura del mondo in cui si vive, facendo in modo che sia la natura a prevalere e non invece l'artificio umano. E in ultimo, che proliferino i monumenti, giacché essi soltanto, creazioni dello spirito aventi come fine, appunto, la bellezza, riproducono il bello e lo offrono agli occhi degli uomini.