giovedì 3 gennaio 2013

Apologia ...


Lineamenti della verità in senso scientifico e in senso filosofico


La Filosofia anela alla verità; la verità cui la Filosofia anela non è però una verità scientifica. 
La Scienza reputa vera un'asserzione o un insieme di asserzioni esclusivamente quando li dimostra sperimentalmente: a partire dall'osservazione empirica e dalle verità scientifiche già scovate nel passato lo scienziato individua, in maniera induttiva, dei principi o ipotesi primarie, quindi costruisce su di essi una teoria generale strutturata come insieme di ipotesi, deducendo con rigore dalle ipotesi primarie delle conseguenze o ipotesi secondarie e giungendo quindi, in ultimo, ad asserzioni che hanno la forma di previsioni sull'accadere dei fenomeni. A questo punto avviene il processo di verificazione, ovvero di certificazione: il fenomeno viene riprodotto in laboratorio (o osservato in natura), e se accadrà così come era stato previsto dalla teoria, allora essa risulterà verificata e dunque certa, nella misura in cui riuscirà a superare tutti i successivi tentativi di falsificazione che saranno posti in atto contro di lei. La Filosofia non ha nulla a che vedere con una tale tipologia di verità, cioè con la verità come certezza prodotta nell'ambito di un esperimento.
La verità che pertiene al filosofo è la verità come disvelamento: il termine "verità" ha la sua derivazione dal termine latino "veritas", il quale a sua volta è la traduzione del più antico termine greco "aletheia"; aletheia significa letteralmente "non-latenza". Non-latente è ciò che si trova nel nascondimento ma non vi permane, giacché da esso sempre fuoriesce mostrandosi nell'apparenza, dunque spontaneamente svelandosi (e tornando poi di nuovo nel nascondimento originario in un movimento continuo e infinito). Ciò che si svela da sé è necessariamente vero e non può non esserlo: è Natura. La Natura come totalità comprensiva e unitaria, che comprende parimenti il tutto mondano e il tutto umano, è appunto l'oggetto d'indagine del filosofo, mentre l'oggetto d'indagine dello scienziato, ciò che egli desidera conoscere e descrivere, è solamente una parte dell'intero naturale. Il filosofo non descrive il particolare, bensì spiega l'universale; non trova la concatenazione di cause seconde ed effetti, bensì le cause prime; non mira alla visione del "come" dei fenomeni, bensì del loro "perché". La verità che la disciplina filosofica fa propria è una verità incerta e precaria, non possiede quel grado di sicurezza che possiede la verità fatta propria dalla disciplina scientifica. E nondimeno essa è una verità che procede molto più a fondo di quanto non sia in grado di fare l'altra: la verità scientifica rimane in superficie, la verità filosofica, invece, giunge al cuore stesso delle cose.