giovedì 20 giugno 2013

Costanti ...


Categorizzazione degli schieramenti politici nell'invarianza delle loro manifestazioni storiche


Storicamente, per quanto riguarda gli schieramenti politici, vi sono sempre una destra e una sinistra all'interno di ogni società umana - non soltanto in quelle società che adottano il sistema partitico - le quali poi si suddividono a loro volta ognuna in una formazione radicale e una invece moderata. La distinzione è data dalla natura delle idee animanti i movimenti in questione.
La destra radicale è reazionaria, ovvero il suo scopo è quello di ripristinare uno stato di cose precedente, andato oramai perduto. Essa è dunque essenzialmente una formazione anacronistica, e il suo perno, in quanto destra estrema, è la violenza, giacché solamente mediante violenza si può sperare di ricostituire ciò che di fatto non si dà più in quanto struttura superata dal trascorrere del tempo e dall'evolvere delle organizzazioni pubbliche.
La destra moderata è conservatrice, ovvero suo fine ultimo è il mantenimento dello stato di cose vigente. Lo strumento per la salvaguardia dell'assetto attuale, che si dà nel presente, è la riforma, intesa come svolgimento e approfondimento di ciò che già è, espansione di tale assetto in ogni angolo dell'esistente, anche laddove non sia ancora giunto a compimento, sino a che esso non pervada interamente la struttura sociale. 
Di contro a codeste formazioni ideologiche vi sono movimenti opposti e speculari, che si contendono con le precedenti il dominio dello Stato in un dato periodo e luogo.
La sinistra moderata è progressista, ovvero il suo fine è il mutamento dello stato di cose vigente, essendo tale mutamento inteso come scardinamento e miglioramento della struttura sociale. Anche qui si ha la riforma quale strumento privilegiato d'azione, in vista però di un superamento di ciò che si dà nel presente, in una prospettiva innovativa e sperimentale, ricercante il nuovo (a costo di affrontare un rischio di peggioramento e di fallimento) e volta dunque al futuro. 
La sinistra radicale è rivoluzionaria, ovvero suo scopo dichiarato è abbattere la forma vigente per poi riedificare dalle fondamenta una forma altra che si presuppone ottima e pertanto preferibile rispetto alla precedente, concepita all'inverso come pessima. Qui pure la violenza risulta necessaria: preliminare alla creazione è infatti la distruzione. Una tale visione è, per essenza, utopica, in quanto muove verso qualcosa che, in determinate condizioni, ancora non si è mai dato, se non nell'immaginazione del rivoluzionario. 
Assieme a queste formazioni possono inoltre presentarsi schieramenti che si definiscono di centro, ma che in realtà risultano essere indissolubilmente legati all'una o all'altra fazione. 
Non importa, infine, chi sia, alternativamente, a dominare le istituzioni: sia le formazioni di destra, sia quelle di sinistra, mediante le idee di cui sono portatrici - le quali si declinano in un modo o nell'altro a seconda dell'epoca di riferimento e delle configurazioni politiche in essa sussistenti - influenzano inevitabilmente la cultura in cui si trovano ad agire, seminando germi di sé nel tessuto sociale, pronti a germogliare quando se ne diano le condizioni.