venerdì 8 marzo 2013

Visione ...


Diversificazione delle facoltà di immaginazione e fantasia


Corre una sostanziale differenza tra le facoltà umane dell'immaginazione e della fantasia, spesso confuse in un'unica e medesima facoltà. 
L'immaginazione è la capacità che la mente ha di partorire immagini, ossia rappresentazioni di oggetti e scene virtuali, sulla base delle impressioni sensibili di oggetti e scene reali ritenuti nella memoria; non si ha, in questo processo, una mera imitazione di ciò che è, quanto piuttosto una vera e propria riproduzione dell'essere, e inoltre un'attività creativa in grado di generare nuove e alternative realtà (si tratta chiaramente di realtà soggettive, che da un punto di vista oggettivo si mostrano invece come irreali). Prodotti tipici dell'immaginare sono i cosiddetti "sogni ad occhi aperti" e, a un grado più alto, le produzioni spirituali dell'Arte. 
A partire da codesta capacità mentale sorge una seconda facoltà, cioè la fantasia. La fantasia è un derivato dell'immaginazione, un'immaginazione di gran lunga più radicale, portata alle estreme conseguenze. Gli oggetti e le scene prodotti da quella avevano infatti ancora il carattere della verosimiglianza, carattere dato dal fatto che i materiali usati per la composizione delle immagini si presentavano pur sempre come cose reali, aventi un'esistenza fisica e percepibile; ora invece la fantasia si libera di ogni legame con la realtà fisica e con la percezione sensibile, producendo oggetti e scene del tutto irreali e soprattutto inverosimili, oggetti e scene che non esistono né possono esistere in alcun modo. Si è nell'ambito della virtualità pura, laddove i materiali usati e combinati assieme sono non più le cose, bensì le immagini stesse che provengono dalle cose, a un livello dunque più elevato del precedente. I prodotti tipici del fantasticare risultano qui essere i sogni notturni e le produzioni spirituali della Religione, la quale appunto procede da quella forma d'Arte assoluta che è il mito. 
Pertanto, immaginazione e fantasia esprimono il falso, che sia un falso mascherato da vero oppure un falso palese. Qual è allora la funzione e il senso di queste due attività, e per quale motivo da esse l'umanità trae godimento? La risposta sta nella natura più profonda dell'uomo. Da quando nasce sino a quando muore l'essere umano mira a una cosa soltanto, e tutte le sue facoltà concorrono, ciascuna nel modo che più gli è proprio, ad assecondare tale mira: appagare il desiderio. L'atto immaginativo e l'atto fantasticativo non sono altro che soddisfacimenti diretti del desiderio in genere, qualsiasi forma esso si trovi ad assumere, e precisamente l'atto immaginativo non fa che donare appagamento ai desideri più superficiali, limitati e terreni, mentre l'atto fantasticativo appaga quelli più profondi, illimitati e ultraterreni.